Potenza impegnata: quanto si paga al kW in maggior tutela

Poichè non tutte le utenze domestiche hanno la tipica potenza impegnata di 3 kW, può essere utile sapere esattamente quanto si paga per ogni kW di Potenza contrattualmente impegnata (questa è la denominazione in bolletta) e se ne avete realmente bisogno.

Prima di tutto, se non siete sicuri di quanti kW di potenza impegnata preveda il vostro contratto, lo potete trovare in alto nella prima pagina della bolletta, nella sezione DATI FORNITURA, dove compare anche il valore della Potenza disponibile, che di norma corrisponde alla potenza massima maggiorata del 10%.

Quest’ultimo valore, che per la maggior parte degli utenti è di 3,3 kW, rappresenta la soglia di potenza istantanea oltre la quale si corre il rischio concreto che l’interruttore automatico del contatore scatti, interrompendo temporaneamente la corrente. Naturalmente basterà rialzare l’interruttore per ripristinarla, ma può essere fastidioso.

Generalmente 3 kW sono sufficienti per il normale uso domestico ma se si fa uso contemporaneo di elettrodomestici energivori da 1000 o 2000 Watt, come scaldabagno, forno elettrico, stufette, o d’estate i condizionatori d’aria, può essere necessario chiedere un aumento della potenza impegnata.

Fino al 2016 la “granularità” della potenza impegnata era di 1,5 kW, vale a dire che doveva essere un multiplo di 1,5 kW, come 3kW, o 4,5 kW, o 6 kW, o 7,5 kW e così via. A partire dal 2017, l’Autorità per l’Energia ha stabilito che “Per poter selezionare il valore della potenza più adatta alle proprie esigenze, rendendo più efficienti i propri consumi, dal 2017 il cliente finale potrà scegliere tra un maggior numero di livelli (con ‘scatti’ di 0,5 kW per le fasce più popolate dell’utenza domestica, rispetto alla ‘storica’ granularità di 1,5 kW)” (Dal Comunicato AEEGSI del 29 Dicembre 2016).

Sarà quindi possibile chiedere una potenza impegnata di 3,5 kW, o 4 kW, o comunque la potenza impegnata che si considera opportuna, purchè sia un multiplo di 0,5 (intero o con decimale 0,5).

Inoltre, a partire dal 1 Aprile 2017 diminuiscono i costi una tantum per chiedere il cambio di potenza, come precisa ancora l’Autorità per l’Energia nello stesso comunicato, “… per due anni verrà eliminato il previsto contributo fisso amministrativo (27 €) e ridotto di circa il 20% il contributo previsto per ogni ‘scatto’ di kW di potenza aggiuntiva.“.

La potenza massima impegnata è ora più flessibile come granularità e da Aprile la variazione sarà anche meno costosa, ma quanto si paga in bolletta per ogni kW?

La componente in bolletta è denominata Quota potenza, e grava interamente sulla voce di spesa “Trasporto e gestione del contatore” per un importo di 21,6873 euro/kW/anno per tutte le utenze domestiche, residenti e non residenti.

In pratica, il costo è di 1,807275 euro al mese per ogni kW di potenza impegnata, che nella bolletta bimestrale significa 3,61455 euro per kW. L’utenza tipica con potenza impegnata di 3 kW troverà quindi 10,84365€ di quota potenza nella voce di spesa “Trasporto e gestione del Contatore”, l’utente con 4,5 kW di potenza impegnata ne pagherà 16,265475€, con 6 kW la cifra sale a 21,6873€ e così via.

Per calcolare quanto costa realmente questa voce nel totale in bolletta bisogna però aggiungere anche l’Iva del 10%, arrivando così a 1,9880025€ per kW, cifra che possiamo tranquillamente approssimare a 2 euro per concludere che ogni kW di potenza contrattualmente impegnata ci costa 2€ al mese.

Possiamo così liberarci finalmente dei decimali e dire che ogni kW di potenza impegnata costa 4 euro nella bolletta bimestrale, per cui l’utenza tipica da 3 kW di potenza impegnata paga 12€ di quota potenza, e chi ha una potenza impegnata superiore paga 4€ in più per ogni kW eccedente (o 2€ per ogni mezzo kW eccedente, nello spirito della nuova granularità di 0,5 kW).

Ad esempio, per 4 kW di potenza impegnata si pagheranno in bolletta 16€ di quota potenza, per 4,5 kW 18€, per 5 kW 20€, per 6 kW 24€ e così via (Iva inclusa).

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